È questo il tema principale attorno a cui ruota la storia
narrata ne “Il giardino delle magie”. Sorelle sono le vecchie zie che accolgono
in casa Sally e Gillian, rimaste orfane ancora bambine. Sorelle sono loro
stesse e ancora sorelle sono le figlie della prima, Antonia e Kylie. Quella
delle Owens sembra quasi essere una famiglia che si sviluppa solo per via
femminile. A pesare sulla stessa duecento anni di dicerie e sospetti, di
occhiate furtive e paura da parte dei concittadini. E’ questo quello che attirano
su di sé le streghe. Che lo siano o meno, questo ha poca importanza. Sta di
fatto che nella casa di Magnolia Street l’aria è diversa e maggior peso viene
dato a cose che, agli occhi degli altri, non sono neanche da prendere in
considerazione: un profumo particolare nell’aria, un uccello che – qualsiasi
cosa accada – entra sempre lo stesso giorno di ogni anno a ruotare tre volte
attorno al lampadario, il ticchettio di un insetto.
Magia è allora riconoscere i segni del mondo intorno a sé o
conoscerne e rispettarne i segreti, più che destino, fortuna o milioni di altre
cose. Al lettore resta la possibilità di scegliere, di farsene un’idea.
La storia è affascinante, ma lo è soprattutto la capacità
dell’autrice di costruire un lungo e logico svolgersi di fatti, di descrivere
emozioni e di far comprendere i propri personaggi con le rotondità e
complessità proprie dell’essere umano. Nel farlo Alice Hoffman dà sfoggio di
concreta padronanza di stile e di abilità narrativa.
Il giardino delle magie (trama)
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